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Le tigri nel motore

Le tigri nel motore 2560 2560 Libreria Muratori

Ogni libraio che si rispetti ha un segreto, e il mio è che sono stato uno snob. Lo facevo per il vostro bene, lo giuro, ma la verità è una sola: sono stato uno snob. Da quando faccio il libraio ho dovuto abbassare le ali, e i responsabili sono la signora Graziella e il signor Emilio.
Graziella legge romanzi sentimentali, per lo più di giovani autrici che la aggiornano sullo stato dei sentimenti al tempo del tictoc; per lei una giornata spesa a leggere è una giornata migliore, ama farlo alla luce del sole e l’arrivo della primavera rappresenta la sua manna dal cielo. Emilio va via di romanzi storico-avventurosi, e se c’è di mezzo un qualche libro proibito o qualche abate maledetto, alla Marcello Simoni per intenderci, la sua dose giornaliera di adrenalina è assicurata; non disdegna altri generi e di tanto in tanto ripiega sulla manualistica (il traforo, la grammatica francese) per recuperare vecchie nozioni che lo riportano al tempo in cui era in collegio dai frati. Graziella ed Emilio, oltre ad essere persone amabili, sono lettori famelici di stampo ottocentesco, quelli che attendevano l’ultimo Dickens al molo del porto. La lettura, insomma, è per loro pane quotidiano, qualcosa di materico, concreto, biologico.
Con un certo disprezzo verso la biologia, dai tempi delle Tigri di Mompracen (“prosa trasandata, sgrammaticata, zoppicante”, scrivevano i critici) per indicare la letteratura di evasione sono stati spesi epiteti e definizioni poco lusinghieri: letteratura bassa, di intrattenimento, da spiaggia; e ancora: letteratura popolare, di massa, di serie B, paraletteratura… La definizione che personalmente prediligo è quella di Umberto Eco che coniò letteratura gastronomica, la più icastica declinazione del maggioritario letteratura di consumo: c’è proprio quel senso del mettersi a tavola, un bell’hamburger Salgari davanti.
I tempi sono cambiati e oggi imperversa l’anglofono intrattenimento. È evidente che, rispetto all’eternità promessa dal Parnaso, consumare e intrattenere si presentano zavorrate di stimmate pop, ma va detto che i cambiamenti sociali ne hanno attenuato i connotati da bad boy. Ad esempio, sparita l’accezione negativa di “consumatore”, anche le eventuali colpe di una letteratura omonima sono passate in prescrizione. Consumare per il piacere: un saggio ormai introvabile, Storia dei generi voluttuari, spiegava bene perché non ci sia nulla di male ad avvicinare la lettura al caffè. In fondo, anche l’incenso appartiene alla stessa categoria.
Qualcuno dice che l’alto si è abbassato, qualcuno che il basso si è alzato, qualcuno che la mediocrità è l’essenza del ceto medio. Fra i libri nei cestoni del supermercato capita di vedere autentici capolavori mentre nella cinquina dello Strega finiscono romanzetti melò. Nell’era della medietà il requisito più importante è la leggibilità, e sulla leggibilità/fruibilità si regge l’intrattenimento. Si tratta di capire se l’intrattenimento procuri scorie. Io un’idea ce l’ho: avete presente quando andiamo a trovare qualcuno in ospedale, magari un po’ controvoglia ma accompagnati dalla sensazione di fare qualcosa di buono? Ecco. L’intrattenimento è una cosa seria: in letteratura rende i libri più leggibili, nella vita di tutti i giorni rende più fruibile la vita. Se mai il problema è un altro: cosa succede se tutto diviene intrattenimento? l’umanità paralizzata di Infinite Jest ce lo raccontava molto bene… Ecco, forse il marcio è qui: che oggi qualsiasi cosa, per avere considerazione, debba passare attraverso l’intrattenimento. Guardate la politica. O l’infotainment. E la scuola (cosa credete che sia la Lim?): senza intrattenimento non si fa più nulla.
Di fatto, snob o mica snob, da quando mi trovo alla barra della libreria ho imparato a rispettare totalmente chi evade con i libri. Non che non lo facessi (ho frequentato la Scuola Superiore Sergio Bonelli…), ma diciamo pure che mi sono scrollato definitivamente di dosso quei quatto anni all’università e i due successivi durante i quali la mia massima aspirazione era fondare Lacerba con un amico. Non era puzza sotto il naso, non è mai stata puzza sotto il naso, semmai ambizione e voglia di spaccare il mondo. Poi, insomma, è andata come è andata, e ho pure scritto libri di intrattenimento, ovviamente con la speranza si trattasse di intrattenimento alto.
Quando in libreria entrano la signora Graziella o il signor Emilio per il rifornimento, io sono il loro benzinaio di fiducia. Il bello è che posso farlo nel rispetto dell’ambiente e soprattutto dell’uomo: per loro solo tigri nel motore.

 

(il dipinto Wallace e la Tigre nel motore è di Daniele Modina)

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