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Il cielo stellato sopra di noi, le stellette michelin dentro di noi

Il cielo stellato sopra di noi, le stellette michelin dentro di noi 509 768 Libreria Muratori

Qui è terra di vino (bollicine, per la precisione) e non è raro che in libreria metta piede un vignaiolo. Quando un libro incontra una bottiglia, per citare Sergio Leone, l’uomo col fucile e quello con la pistola sono uomini morti, insomma, miscelando libri e vino, la psicosfera si carica di particelle particolarmente gradate, perché i vignaioli hanno il cielo stellato sopra di loro e le stellette michelin dentro: chi predilige il romanzo italiano, chi la saggistica green, chi la Zambrano, chi la letteratura cilena, di fatto i viticultori (sarà l’abitudine a coltivare qualcosa pensando a come fermenterà?) sono buonissimi lettori. Tra l’altro portano in libreria quell’odore di zolfo che per il sottoscritto rappresenta una sorta di madelaine (ah… i ricordi…)
Ce n’è uno con le magliette r’n’r che passa di rado. Si fa viaggi letterari di sei mesi lungo rotte inimmaginabili, una notte polare in compagnia di Novalis, una giornata polare con Tarkovskij. Ieri lo rivedo dopo parecchio e mi racconta che ha trascorso l’ultimo semestre a tu per tu con Carmelo Bene, una compagnia psichedelica, indubbiamente, un’immersione h24 con l’uomo che era apparso alla madonna. Mi sembra di vederlo, mentre sbecca alla Guyot, il podcast di Nostra signora dei turchi a riempirgli il paesaggio di folate mistiche e/o demoniache. In mezzo ai tralci, avrà degustato metafisica e poesia smaterializzando il presente.
Il punto è, e me lo sottopone, che dopo sei mesi di Bene è come in overdose e non riesce più a leggere e reggere nulla. Gli sfugge pure un anfibio come Fellini. Tradotto: dopo mesi di avanguardia & espressionismo allo stato puro, quali cartucce rimangono in canna alla cultura impressionista/affabulatoria? In ulteriori altre parole: con l’avanguardia in circolo, chi riesce più a leggere altro? Infatti punta dritto su Artaud, ne maneggia alcuni titoli, ne estrae uno, pare abbeverarsi, e poi si dirige verso gli adelphi dove accarezza Puttane assassine: sarà un buon viatico per tornare alle storie?
Sempre che si senta la necessità di rientrare da quelle terre estreme, dopo essersi nutriti così a lungo di espressionismo, più che un abbattitore termico, ci vuole un ponte a schiena d’asino. Bolano (“la mia vita nei tubi di sopravvivenza”) lo è. Né un’illuminazione perenne (tipo l’infinita contemplazione del mare senziente in Solaris), né una notte eterna (che so: leggere Gurdjieff con Piero Ciampi in loup) possono chetare per sempre la fame di storie: dopo aver distillato metafisica per l’anima, il bisogno di fisica ci riporteranno come un pendolo ad Hemingway e Stephen King. Per citare Auden: E, poeta, tu, sprofonda / nella tenebra più fonda,/ la tua voce sempre voglia / liberarci d’ogni doglia; / messi i versi tuoi a coltura, / rendi vigna la sventura.

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