Il libraio aspetta l’esito del conclave di Stoccolma con un bastimento carico di domande: avrà in casa almeno un centinaio di copie del nuovo Nobel oppure sarà colto alla sprovvista? I libri dell’incoronato saranno di facile reperimento oppure, sgranocchiati dai roditori, giaceranno nel sottoscala di un oscuro editore in quel di Pollenza? Ma soprattutto: si dice nòbel o nobèl? (pensate il Nobel a Salgari, che belle sdrucciolate!) Le previsioni si sprecano sempre, e l’unica certezza è quella del club a cui appartengo: il Circolo dei Camminamenti Pensierosi Gianni Celati. Ci troviamo una volta all’anno sulla strada provinciale delle anime (provincia di GHirri), ogni volta in una trattoria diversa (quest’anno andiamo alla Zanzibar di Lagosanto), a discutere celatianamente di che cosa vuol dire letteratura e di case che crollano.
Per noi il nòbèl ha l’accento su entrambe le vocali, e quindi non potrebbe andare che a lui, e i Muracami e gli Uelbeq ci fanno il solletico all’inguine. E non stiamo parlando di nobel per l’Italia (ancora con queste piccolezze di letteratura e confini nazionali? Ma allora M.me de Stael e P.lo Nori sono passati invano su questa terra!) ma di nobel universale, in quanto Celati è oggi canadese, in passato inglese, e prima ancora tedesco (avete mai letto Lunario del Paradiso?), parigino, normando, californiano, kansasitico, senegalese, bolognese, ravennate, ferrarese… insomma, quel che si dice cittadino del delta. Che poi, mica è solo per l’internazionalità! Celati è da Nobel soprattutto per l’interdisciplinarità. L’altro giorno il nobel della fisica è andato a Parisi? ebbene? Pensare che con Gianni Celati avremmo sistemato fisica, metafisica e letteratura in un colpo solo! Atomi, turbolenze, mercati finanziari, il tutto intuito osservando il volo degli uccelli (che bello! la scienza che torna dalle parti dell’aruspice!): il nobel ai sistemi fisici complessi di Parisi era già tutto nelle Conversazioni del vento volatore.
Che poi, il nobel a Celati glielo dovevano dare già nel 1975, quando sparigliò il banco con Finzioni occidentali: il Comico e il Romance accantonati (quando non addirittura eliminati) da un intero sistema culturale. Conseguenze? Tenersi l’immaginazione distrofica che ci accompagna… Venditore di almanacchi e smacchiatore di razionalismi, Celati ce lo dice da decenni: risvegliamo il linguaggio autentico di mimi, giullari, internati, guizzardi, trobadori; guardiamo un po’ più per strada, per terra, nei fossi, sugli alberi, in fondo al pozzo, dentro alla botte; contempliamo l’usura delle ringhiere, l’ipnotico reticolo dell’impronta digitale, la ruggine sulla schiena dei cavalli: il bello della vita non è il profumo di benzina sulle dita, quella è solo una fata morgana. La letteratura contemporanea si accontenta di rimuovere traumi a colpi di parole professionali, invece “ogni fenomeno è per sé sereno: chiama le cose perché restino con te fino all’ultimo”. Insomma, cari accademici svedesi, un altr’anno fate un po’ come vi pare, ma adesso lo sapete, cosa gridava l’uomo del carretto.
