L’altro giorno è passato in libreria un marinaio. Già il fatto che esista un marinaio e che si professi tale e che metta piede in libreria schiude una serie di suggestioni, da Martin Eden a I’m the Ocean di Neil Young. Che poi il marinaio si fosse preso un anno sabbatico e che in questo anno sabbatico avesse deciso di rileggersi alcuni classici della letteratura marittima (oceanica, marinara, nautica, chiamatela come volete) schiude tanto altro ancora. Un anno sabbatico dal mare a leggere libri sul mare. Cioè, mi prendo l’anno sabbatico e mica mi metto a leggere libri sull’Apollo 13, macché. È come se per ricaricarsi, per noi che leggiamo, la vita avesse bisogno dei libri. Esattamente come voi (loro, essi) quotidianamente ricaricate le batterie dei vostri smartphone (iphone pc ecc), così noi ricarichiamo le nostre batterie del nostro essere umani leggendo un libro. Citando Celati: il visibile è sempre il già visto, il dicibile è sempre il già detto: la scrittura ci riavvicina alle riserve di cose che erano già là nel nostro orizzonte, prima di noi. Sì, perché soltanto lo scritto è il mai letto, ossia il mai vissuto, in altre parole: nessuna esperienza raggiunge la pienezza della lettura, o ancora: nulla si può aggiungere all’esperienza della lettura. La lettura è l’incontro con l’alterità per eccellenza, il più radicale incontro con l’Altro: se ci pensate un attimo, nulla è apertura più del leggere; quando leggiamo noi siamo letteralmente attraversati dalle parole di un’altra persona, siamo parlati da un’altra persona.
Il mantra di chi non legge è il seguente: non ho tempo. Sappiamo perfettamente che si tratta di una menzogna. La verità è che siamo passivamente adagiati sui nostri divani come delle matrone romane a guardare le più monnezze, a rimpinzarci delle più monnezze. Il male che facciamo ai nostri stomaci va di pari paso al male che infliggiamo alle nostre menti. Leggere è l’atto meno passivo che si possa immaginare e richiede energia e coraggio. Chi legge è un samurai. Quindi, cari androidi con un algoritmo al posto delle radici e un paio di app al posto delle braccia, l’anno sabbatico lo avete avuto fra le mani anche voi, solo che lo avete buttato a mare.
dipinto di Martina Botta, Martina Botta Artista (wixsite.com)