Il lettore è la parte dell’essere umano che preferisco e, se potessi isolarla dal resto della biografia, lo farei all’istante: lì dentro, sospesa e traslata dall’atto della lettura, si ritrova tutta la purezza della vita ideale, lontana dalle impurità e dalle bassezze della vita reale.
Incontrare il lettore e la sua biografia (che è diversa dalla biografia della persona) è per il libraio l’incontro per antonomasia: davanti ai suoi occhi prende forma un ircocervo alfabetizzato, una occhialuta figura chimerica che parla di Tolstoj e cita Bolano. Ma forse l’immagine è inadeguata, forse l’immagine migliore è quella naturalistica: il lettore sta al libraio come l’urogallo sta a Mario Rigoni Stern, un arcaico padrone dei boschi simbolo di un mondo non ancora del tutto scomparso.
Per questi motivi talvolta in libreria mi faccio raccontare il momento in cui è scoccata la scintilla per la lettura, e la storia più interessante che mi sia capitato di sentire, qualche tempo fa, è quella di un operaio e della sua iniziazione.
Sarà che, fra i tanti ricordi che mio padre mi ha lasciato, mi manca la sua immagine con un libro in mano, ma di fatto reputo la figura dell’operaio lettore tra le più nobili che esistano. In questa biografia del lettore, poi, si può parlare di scintilla in senso letterale perché l’operaio in questione, un giorno, mentre attendeva una colata tra gli altoforni, vide spuntare tra il materiale di fusione un paio di libri. Non era la prima volta che gli capitava, quando la lega da realizzare necessitava di fibre vegetali, e probabilmente nella sua testa si muoveva da tempo qualcosa a metà fra salvezza e curiosità; sta di fatto che, precedendo di qualche istante la colata, cacciò la mano fra i materiali e ne estrasse un libro, lo mise a riparo e poi tornò al lavoro.
Fin qui sembra una scena bradburiana in cui l’eroe sfida le forze del male, ma il prosieguo, con la sua sfaccettatura fondativa, ha più sapore mitologico: una volta a casa, l’operaio prese il libro tra le mani e fu subito scintilla, una scintilla vera e propria perché, da quel momento, lui che non aveva mai letto libri, si appassionò alla lettura al punto da divenire lettore vorace e frequentatore assiduo di librerie.
Oggi che le “storie” sono un’altra cosa e arroccarsi su quelle libresche può sembrare fuorimoda, qualcosa ci dice che vale ancora la pena distogliere lo sguardo dagli schermi e connettersi a un romanzo, perché, come scrive Aidan Chambers, le storie scritte sono la forma attraverso la quale usiamo la lingua per creare e ricreare noi stessi.
Quella dell’operaio lettore è una storia emblematica, che incornicia come poche la passione per le storie scritte. Se gli dei punirono Prometeo (e piuttosto severamente) per aver rubato e donato il fuoco agli umani, quale terribile punizione ci toccherà per aver smesso di leggere storie scritte? Per sicurezza, meglio salvare un libro dalle fiamme.
dipinto di Martina Botta, Martina Botta Artista (wixsite.com)